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rilevatore cartografico, penso e digito parole sul web, ciclista bohemien a 360° - appendice alla mia pagina web pedalare mi aiuta a riflettere

 


VADEMECUM PER L'APOCALISSE - 06 aprile 2025

Il Giro delle Sette Chiese dalla prima all'ultima chiesa dietro casa: Quella in foto è la chiesa annessa alla Masseria Abbamondo a due chilometri in linea d'aria da casa (eccola citata nel blog)
16 Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. 17 Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo 18 e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. 19 Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. 20 Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese. [Giovanni Libro dell'Apocalisse]
Il Mistero delle "sette stelle" e delle "sette chiese"; questi simboli si riferiscono ai sette loti di luce descritti nei trattati yogici come "sette botole" nell'asse cerebrospinale. Tramite queste "uscite" stabilite dal piano divino, lo yogi, con una meditazione scientifica, evade dalla prigione fisica e recupera la sua vera identità come spirito. Ed ecco che la ricerca delle Sette Chiese è un esercizio meditativo, il settimo centro, "il loto dai mille petali" nel cervello, il trono dell'infinita Coscienza. Una ricerca senza sosta verso la percezione Brahma, o il DioCreatore, come Padmaja, "Colui che è nato dal loto" [Autobiografia di uno yogi - Paramahansa Yogananda]
Più volte ho associato l'esercizio fisico della pedalata al pensiero, al riflettere o al viaggiare con la testa. Ritrovo tutto questo in alcune letture dell'ultimo anno riuscendo finalmente a collegare tutto con maggior senso.
"In India il fiore di loto è un antico simbolo divino; i suoi petali che si schiudono alludono all'espansione dell'anima. Il fiorire della sua immacolata bellezza dal fango delle sue origini racchiude una benevola promessa spirituale.
"




 


SETTANTADUE CHILOMETRI AVANTI CRISTI - 06 aprile 2025

Sono quelle uscite sulle quali non scommetteresti, che partono in maniera strana e che senza nessuna stranezza ti sorprendono e ti restano scolpite. Come sempre più spesso accade non ho pianificato niente, ma lascio scorrere tutto fluidamente. Già la partenza alle 11:00 è anomala ma mescolata al sabato e alle strade sono uno dei punti di forza. Dalla solita rampa di lancio per la Valle d'Itria la traiettoria di avvicinamento a Martina Franca è la più comoda, Pilano e strada Montetullio. Anche lasciarsi di fianco il centro abitato è una scelta ormai vincente (almeno per le ore di punta) e il passaggio attraverso l'edilizia popolare mi ricorda che tutto il mondo è lo stesso paese. Rapidamente poi mi allontano in direzione Alberobello ed è sempre impressionante come bastino pochi chilometri per ritrovarsi immersi in una dimensione di completa sospensione temporale. Pietre che sembrano immobili da sempre e boschi che sussurrano al vento. Il bosco di Mangiata, il bosco Selva sono proiezioni storiche. Faccio una piccola pausa nella zona dei trulli mentre scolaresche prendono d'assalto negozietti di souvenir e ginniche straniere, zaino in spalla scalano con disinvoltura le pendenze verso la zona monumentale. Passa un gruppo di ciclisti. Riprendo la mia pedalata in direzione Locorotondo addentrandomi lungo stradine strette, subito dopo lo stadio, che conosco benissimo e lasciandomi guidare dall'istinto invece lungo una stradina strettissima che risale verso una collina più pronunciata (Monte Alippo). Mi passa un gruppo di motociclisti che troverò poco più avanti all'interno del giardino di una villetta e dopo una curva ecco che mi ritrovo davanti all'imponenza di Masseria Nunzio. Una meraviglia disabitata. Lo spazio per continuare a vagare è ovunque, mi sembra di aver attraversato mezza Puglia ma non ho fatto neanche 40 chilometri! Scendo lungo una strada più larga verso Locorotondo. Ora di pranzo, qualche turista seduto ai tavolini, un gruppo di ragazzi francesi al sole caldo del belvedere con birra e focaccia. Io seduto ad una panchina finisco la mia barretta proteica. Riempio la borraccia alla fontana e riprendo ancora con un giro largo ma non troppo dispersivo verso Cisternino e poi nuovamente verso Martina Franca. Risalendo dalla vecchia stazione ippica entro nell'abitato passando dalla chiesetta Cristo della Grotta (aperta per via delle celebrazioni) ne approfitto per un'inedita visita all'interno e di nuovo fuori contemplando il contrasto tra le architetture che la sovrastano, a metà strada tra l'oppressione e la protezione il piccolo edificio sacro che scava e affonda il suo altare nella roccia umida. A quest'ora il traffico è assente così mi concedo un passaggio verso il centro e mi trovo davanti all'installazione "Building Bridges" dello scultore Lorenzo Quinn. Proprio il giorno prima avevo letto l'articolo della sua inaugurazione ma che avevo completamente dimenticato, così ritrovarsi davanti a queste mani tese e unite è una bella sensazione che amplifica ulteriormente il senso di questa pedalata.



Aiuto, Speranza, Amicizia, Fede, Saggezza, Amore.
Ma devo passare anche a fare il bancomat!
Incrocio per un attimo la scia dell'andata e poi salgo quasi di continuo verso Masseria Chiancone Torricella e ora che la strada scende devo prendermi il tempo necessario per arrivare con i tempi giusti, cambiarmi e sedermi in piazzetta alla riapertura del bar per il meritato reintegro.


III RANDONNE DEL SALENTO - 31 marzo 2025

La terza edizione (la prima volta per me) era prevista domenica 23 marzo, slittata poi di una settimana a causa di un'allerta meteo. Nessuna differenza per me che sono un frequentatore sporadico e non ho programmi, ma per i veri randonneurs che pianificano il calendario delle manifestazioni a cui partecipare, sicuramente una data non è come un'altra... Per questo motivo alla partenza non siamo in tantissimi, tra l'altro anche questa domenica il tempo era dato molto per incerto, dopo una settimana bella bagnata.
La pioggia, praticamente certa, fa cambiare i miei programmi, così anche se iscritto alla 100 km su strada mi fa optare per il percorso gravel da 70 km, ovviamente con cambio bicicletta al volo.
Anche la trasferta è impegnativa. Partire alle 05:00 del mattino (la domenica che l'orologio perde un'ora) è una prova di forza.
In macchina molto rilassato lascio andare random Spotify scoprendo un paio di pezzi niente male.
Arrivato ad Aradeo, con molta calma completo la mia registrazione e poi preparo la bicicletta. Alle 07:45 parto con un cielo che lentamente si apre sfumando dal grigio verso il celeste pallido.
Vedo poche gravel e molte MTB e questo mi lascia aperti dei quesiti in testa.
Ad ogni modo la prendo da subito con molta calma.
Per i primi 15 km passando da Seclì fino a Nardò (primo punto di controllo) molto asfalto e qualche tratto facile di sterrato con grosse pozzanghere fangose.
Le stradine comunali sono passaggi tra le campagne piene di piccoli appezzamenti e dove le serre, molte in stato di abbandono sono tra le caratteristiche ricorrenti del paesaggio.
In questa prima fase di percorso faccio scambio qualche chiacchiera con un gruppetto in MTB.
Al primo punto di controllo sotto il Castello, dopo aver attraversato mezzo centro storico confluiscono anche le bici da strada.
Quando si riparte c'è una bella aria, il cielo è sempre più limpido e il sole inizia ad illuminare meno velato il paesaggio. Mi passano tre ragazzi in gravel che mi chiedono se mi voglio accodare a loro, gli rispondo che dipende da che andatura hanno, ma sorridendo non rispondono ed infatti dopo niente sono già lontani per me. Dopo il cimitero le tracce si dividono ancora.
Dopo pochissimo entro in un quella che è la Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese decisamente più impegnativo del tratto sistemato tra Locorotondo e Villa Castelli ma sempre scorrevole (anche se in corrispondenza di qualche incrocio autentica rimessa privata abusiva di materiale vario). La campagna improvvisamente si allarga, i fondi diventano più ampi, le abitazioni tendono ad allontanarsi e diradarsi.
Quasi 8 km di tranquillità assoluta in cui trovo il tempo per una comoda pausa tecnica!!
Qualche centinaio di metri sulla Provinciale verso Avetrana per poi tagliare in direzione mare lungo la strada di Torre Termide passando da grossi campi coltivati a una boscaglia mediterranea più arcaica con un terreno in cui le pietre iniziano a prendere la gran parte dello spazio. Passaggio a Sant'Isidoro per il secondo punto di controllo praticamente sulla spiaggia.
Il cielo intorno è praticamente libero, ma in lontananza verso il tacco le nuvole incombono e anche se al controllo mi mettono in guardia sul tratto che sto per affrontare sono contento di aver optato per un percorso più corto (...)
Passaggio sulla sabbia (con fotografi ufficiali in zona) fino alla Torre per entrare poi inesorabilmente sul tratto di costa che da Sant'Isidoro va frastagliandosi verso Porto Selvaggio, sette chilometri di terra, pietre e scogli a tratti impercorribile. 
Si risale verso la litoranea e poi ancora più su verso i terreni e la grande pineta intorno a Torre Nova.
Dall'alto il panorama verso la costa alle spalle è magnifico, ma con una più ampia visuale il tempo che arriva non lascia presagire niente di buono e questa cosa mi cambia il mood della pedalata che da rilassata e tranquilla diventa un po' più agitata lasciando poco spazio al cazzeggio.
Attraversata tutta la pineta e poi nuovamente la litoranea si scende a mani ben strette sul manubrio nel Parco Naturale di Porto Selvaggio fino all'ultima pietra sul mare. Di fronte la costa rocciosa che si inerpica verso Torre dell'Alto mi blocca nuovamente la visuale regalandomi però uno degli scorci più suggestivi di tutto il giro. Talmente suggestivo che mi suggestiono e sbaglio strada iniziando a salire su un sentiero degno di una capra e stupidamente continuo ad andare avanti anche quando anche le capre si fermano e proseguono solo gli stambecchi!!
Quando finalmente il sentiero si perde nella vegetazione e nella roccia a strapiombo mi convinco che sono fuori strada. Anche tornare giù è impegnativo (diciamo anche pericoloso) per via della pendenza.
Di nuovo sul mare, con l'arrivo di altri ciclisti ecco che ritrovo il sentiero giusto, che dopo l'ardita scarpinata di prima non risparmia difficoltà e pendenze mortificanti salita in punta di sella su Strava.
Sono di nuovo sulla strada asfaltata e a questo punto il tempo all'orizzonte prossimo è sempre più una merda. Dovrei ridiscendere nuovamente dalla boscaglia ma preferisco avvantaggiarmi sul meteo incombente scendendo dalla strada principale verso Santa Caterina.
Non mi godo il bel lungomare, con tanto di pista ciclabile che porta verso Santa Maria al Bagno e Lido Conchiglie dove inizia un altro tratto impegnativo nella pineta tra la spiaggia e l'abitato di Rivabella. Sabbia soffice e radici a vista che più volte mi costringono a spingere.
Ancora qualche chilometro di asfalto e poi ancora una salita mortificante verso l'Abbazia di San Mauro. Punto panoramico, terzo controllo e definitiva perdita della speranza sulla possibilità di non andare incontro alla pioggia.
Pedalo all'asciutto per altri 10 km in cui attraverso una zona ricca di muretti a secco, più scuri e squadrati rispetto a quelli della Valle d'Itria, e pagghiare di varie dimensioni.
Ultima foto davanti alla chiesa di Montegrappa a Tuglie e poi arriva la pioggia, da subito forte e intensa che mi bagna completamente, poi salto l'incrocio, ritorno, a stento trovo riparo per chiudere il telefono nella borsa, salgo ma sono in crisi... Ad un certo punto foro la ruota anteriore, perché nel rapido giro nell'acqua risalta all'occhio un liquido bianco, non mi fermo e continuo in preda alla disperazione! Sbaglio completamente strada, anche muoversi sul garmin è complicato, sul telefono impossibile.
Arrivato in un punto morto mi accovaccio sotto una palma per fare il punto della situazione sulla mappa
Ritrovando al quadra e decidendo visto il rischio ruota, che fortunatamente non è andata giù, di saltare gli ultimi tratti sterrati e proseguire fino a Neviano lungo un'asfalto che è un fiume.
Mi mancano quattro chilometri su una tranquilla strada comunale, non piove più ed esco dalla borsa sul telaio uno smanicato e i guanti perché sto letteralmente tremando dal freddo.
Mai avuto tanto freddo in bicicletta, certo quella volta sull'Alta Murgia con la neve... Ma lì ero praticamente assiderato e non sentivo praticamente più niente!
Finalmente l'arrivo. Solo vedere la lunga brace per il panino finale mi riscalda, medaglia al collo vado subito alla macchina per asciugarmi e cambiarmi e poi ritornare per prendere panino e birra.
Riparto riscaldamento a tutta per almeno qualche chilometro. La stanchezza e il freddo, malgrado il navigatore mi fanno prendere anche in macchina, strade di cazzo fino a Nardò, quando mi decido a fermarmi, chiudere gli occhi, fare qualche respiro profondo e riprendere la lunga e retta via verso casa.




Gran bel percorso, diverso dai soliti ai quali sono abituato, peccato per il tempo che hanno condizionato la mia pedalata soprattutto dal punto di vista mentale.
Aggiungo la Randonnèe del Salento alla lista di quelle da rifare, se non altro per pedalare pensando più a quello che sta intorno e non soltanto a quello che sta sulla mia testa. 


CHIESA A SORPRESA - 22 marzo 2025

Cerco riparo sulla Murgia dal forte vento di scirocco che da un paio di giorni preme sulla costa ma anche qui non scherza (settimana scorsa ndr).
I giganteschi tronchi degli alberi sono immobili mentre le fronde più alte oscillano bruscamente.
Prendo le strade che tagliano i boschi e quelle dentro le vallate, ma il vento come l'acqua avanza e riempie gli spazi.
Se a distanza non ritrovi la sua fastidiosa costanza è quando si alza come un onda su un gradino naturale che mostra la sua violenta forza.
Quando soffia alle spalle non lo percepisco, quando invece è contrario è come una mano che mi schiaccia la fronte ricacciandomi di prepotenza tutti i pensieri dentro ma è quando si muove al mio fianco che fa paura, serpeggia basso nella terra arata, dietro la boscaglia o dietro tonnellate di pietre e quando trova uno spiraglio, piomba fischiando dal lato come una spallata.
Pedalo accompagnato dal silenzio in un orario di mezzo, a cavallo tra gli ultimi lavori in campagna e il pranzo del sabato, buono ma non eccessivo.
Dei tubi metallici oscillano al vento riproducendo un suono che ricorda quello delle campane appese al collo delle mandrie nascoste al pascolo quotidiano.
Suona la natura con artifici magici.
Giro come sempre senza un'apparente destinazione, solo per aggiungere chilometri e metri di dislivello alla memoria della gambe, ma ancora una volta mi ritrovo in un bivio dove un cartello indica la presenza di una chiesetta. 
Scendo seguendo l'asfalto e mi ritrovo davanti all'ennesimo edificio religioso (probabilmente di recente costruzione - non trovandola segnalata nelle mappe) inglobato in un area edificata.
Riprendo verso il mio punto di partenza, tagliando l'abitato di Martina Franca e penetrando all'interno del bosco. Il giallo del muschio sulla corteccia rugosa di un albero, un fiore viola in mezzo alle margherite, un piuma intrecciata ai fili d'erba ad impreziosire la trama del prato.  
Anche nella piazzetta regna il silenzio, il bar è chiuso. Le sedie colorate intorno ai tavoli, un paio di bicchieri lasciati sul muretto, il rosso del campari diluito nell'ultimo ghiaccio.
Salto l'aperitivo da parecchio tempo. Domani è domenica e ci torno nell'orario giusto. Qualche altro chilometro, reggo a stento il ritmo di due ciclisti incrociati durante la prima Pilano, mollo prima di scoppiare... Dopo Martina manca qualcosa, ritorno affannoso sula stessa strada come avvolgendo un nastro, ritorno al telefono.